Cronistoria de Vescovi
I de Vescovi si trasferiscono da Vione in Valcamonica in alta valle di Sole, a Fraviano di Vermiglio, quindi a Peio e Celentino, per spostarsi con una linea genealogica a Mezzocorona nella prima metà del XVII secolo, su iniziativa di don Vigilio de Vescovi, il personaggio più rappresentativo del casato.
I fratelli Stefano, di professione medico e Giovanni Pietro ottennero la nobiltà da Ferdinando, arciduca d’Austria e conte del Tirolo.
Nacque a Fraviano Vigilio Vescovi. Sacerdote, dottore in teologia, parroco di Mezzocorona dal 1640 al 1679, economo del principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo, protonotario apostolico, decano foraneo per il Tratto atesino, autore di opere manoscritte e a stampa. In base all’osservazione del francescano Giangrisostomo Tovazzi “Proprio lui portò i Vescovi a Mezzocorona”.
Eusebio Francesco Chini si trasferì con la famiglia a Mezzocorona nel Maso Mayrlhof, oggi sede dell’azienda vinicola de Vescovi Ulzbach.
Stefano e Lodovico ricevettero da Leopoldo I la conferma della nobiltà e il miglioramento dello stemma.
Morì a Mezzocorona don Vigilio Vescovi.
Lodovico Vescovi e la sua discendenza furono annessi alla matricola nobiliare.
I documenti più antichi dell’archivio della famiglia de Vescovi riportano le prime indicazioni note dell’attività di coltivazione della vite, in particolare del Teroldego.
Vigilio de Vescovi ottenne da Giuseppe I (1705-1711) il titolo baronale, il predicato von Ulzbach, ma anche un miglioramento dello stemma.
Giulio de Vescovi continuò a rafforzare l’attività vitivinicola, beneficiando dei cambiamenti della sua epoca: la ferrovia del Brennero (1859 e 1867) che permise di raggiungere con maggiore facilità la Mitteleuropa, ma anche la fondazione dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige (1874), premessa per l’avvio di una razionalizzazione dell’agricoltura a livello trentino.
Il conflitto mondiale modificò sotto diversi aspetti l’assetto del territorio, l’istituzione del confine al passo del Brennero per esempio interrompe i secolari contatti con i paesi d’oltralpe, obbligando a riprogrammare l’attività della Cantina de Vescovi.
La scomparsa di Giulio de Vescovi nel 1918, a fronte di un quadro generale complesso, considerata anche la minore età dei suoi figli, suggerì alla moglie Fosca de Eccher ab Echo von Marienberg e quindi ai discendenti (il figlio Luigi e il nipote Remo) di conferire le uve alla Cantina Sociale di Mezzocorona, fondata nel 1904, continuando però l’attività di coltivazione della vite nei terreni di famiglia, in particolare del Teroldego.
Iniziò il progetto di rilancio della Cantina de Vescovi: Giulio de Vescovi, bisnipote e omonimo del suo avo (Nomen omen, in altre parole “il destino nel nome”) frequentò il corso di Viticoltura ed Enologia presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e quindi all’università a Firenze. Alla formazione teorica seguirono soggiorni di lavoro in Italia e all’estero presso cantine vitivinicole per acquisire le competenze necessarie nel campo vitivinicolo.
L’azienda iniziò a produrre in proprio.
Primi acquisti di terreni in valle di Non per produrre vini bianchi di montagna.
La Cantina de Vescovi Ulzbach è realtà: sono immessi sul mercato i primi due nuovi prodotti, entrambi dedicati al Teroldego Rotaliano, principe dei vini trentini, cultivar caratteristico della Piana Rotaliana.
Nacque il progetto “Metodo Classico” in collaborazione con Andrea Moser, Denis Zeni e Nadia Viola.
Prese avvio il progetto “Empeirìa”, in collaborazione con Andrea Moser.
Entrò in produzione il Sauvignon Bianco de Vescovi Ulzbach, figlio del progetto “Empeirìa”; a seguire la nascita della prima versione rosata del Teroldego Rotaliano.
Un’altra sfida: il progetto “Kino Nero”, vino dedicato alla figura di Eusebio Francesco Chini, che abitò nell’edificio oggi sede della Cantina de Vescovi Ulzbach.