Cronistoria de Vescovi

1348
I documenti nominano Stefano de Vescovi, che si può ritenere il possibile capostipite.
Prima metà del XVI secolo

I de Vescovi si trasferiscono da Vione in Valcamonica in alta valle di Sole, a Fraviano di Vermiglio, quindi a Peio e Celentino, per spostarsi con una linea genealogica a Mezzocorona nella prima metà del XVII secolo, su iniziativa di don Vigilio de Vescovi, il personaggio più rappresentativo del casato.

1583

I fratelli Stefano, di professione medico e Giovanni Pietro ottennero la nobiltà da Ferdinando, arciduca d’Austria e conte del Tirolo.

1610

Nacque a Fraviano Vigilio Vescovi. Sacerdote, dottore in teologia, parroco di Mezzocorona dal 1640 al 1679, economo del principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo, protonotario apostolico, decano foraneo per il Tratto atesino, autore di opere manoscritte e a stampa. In base all’osservazione del francescano Giangrisostomo Tovazzi “Proprio lui portò i Vescovi a Mezzocorona”.

1653

Eusebio Francesco Chini si trasferì con la famiglia a Mezzocorona nel Maso Mayrlhof, oggi sede dell’azienda vinicola de Vescovi Ulzbach.

1664

Stefano e Lodovico ricevettero da Leopoldo I la conferma della nobiltà e il miglioramento dello stemma.

1679

Morì a Mezzocorona don Vigilio Vescovi.

1691

Lodovico Vescovi e la sua discendenza furono annessi alla matricola nobiliare.

Inizio XVIII secolo

I documenti più antichi dell’archivio della famiglia de Vescovi riportano le prime indicazioni note dell’attività di coltivazione della vite, in particolare del Teroldego.

1708

Vigilio de Vescovi ottenne da Giuseppe I (1705-1711) il titolo baronale, il predicato von Ulzbach, ma anche un miglioramento dello stemma.

1862-1918

Giulio de Vescovi continuò a rafforzare l’attività vitivinicola, beneficiando dei cambiamenti della sua epoca: la ferrovia del Brennero (1859 e 1867) che permise di raggiungere con maggiore facilità la Mitteleuropa, ma anche la fondazione dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige (1874), premessa per l’avvio di una razionalizzazione dell’agricoltura a livello trentino.

Il primo dopoguerra

Il conflitto mondiale modificò sotto diversi aspetti l’assetto del territorio, l’istituzione del confine al passo del Brennero per esempio interrompe i secolari contatti con i paesi d’oltralpe, obbligando a riprogrammare l’attività della Cantina de Vescovi.

Il secolo breve

La scomparsa di Giulio de Vescovi nel 1918, a fronte di un quadro generale complesso, considerata anche la minore età dei suoi figli, suggerì alla moglie Fosca de Eccher ab Echo von Marienberg e quindi ai discendenti (il figlio Luigi e il nipote Remo) di conferire le uve alla Cantina Sociale di Mezzocorona, fondata nel 1904, continuando però l’attività di coltivazione della vite nei terreni di famiglia, in particolare del Teroldego.

1990-2002

Iniziò il progetto di rilancio della Cantina de Vescovi: Giulio de Vescovi, bisnipote e omonimo del suo avo (Nomen omen, in altre parole “il destino nel nome”) frequentò il corso di Viticoltura ed Enologia presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e quindi all’università a Firenze. Alla formazione teorica seguirono soggiorni di lavoro in Italia e all’estero presso cantine vitivinicole per acquisire le competenze necessarie nel campo vitivinicolo.

2003

L’azienda iniziò a produrre in proprio.

2004

Primi acquisti di terreni in valle di Non per produrre vini bianchi di montagna.

2006

La Cantina de Vescovi Ulzbach è realtà: sono immessi sul mercato i primi due nuovi prodotti, entrambi dedicati al Teroldego Rotaliano, principe dei vini trentini, cultivar caratteristico della Piana Rotaliana.

2008

Nacque il progetto “Metodo Classico” in collaborazione con Andrea Moser, Denis Zeni e Nadia Viola.

2009

Prese avvio il progetto “Empeirìa”, in collaborazione con Andrea Moser.

2013

Entrò in produzione il Sauvignon Bianco de Vescovi Ulzbach, figlio del progetto “Empeirìa”; a seguire la nascita della prima versione rosata del Teroldego Rotaliano.

2017

Un’altra sfida: il progetto “Kino Nero”, vino dedicato alla figura di Eusebio Francesco Chini, che abitò nell’edificio oggi sede della Cantina de Vescovi Ulzbach.